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mercoledì 18 febbraio 2015

Facebook integra. Acquisti e vendite alla sua app Gruppi

Facebook ha aggiornato la sua applicazione ‘Gruppi’ per permettere ai suoi utilizzatori di comprare e vendere dei prodotti in qualche clic.


Facebook propone quest’applicazione 'Gruppi' da fine novembre appunto, ed ora mira ad aiutare i suoi utilizzatori a gestire le comunicazioni di massa, a restare in contatto con i membri della propria famiglia e perfino a partecipare a dei progetti collaborativi. Dopo soli tre mesi dunque, l’app riceve il suo primo aggiornamento, che aiuta i suoi membri a comprare e a vendere tra di loro.
Se fate parte di un gruppo di vendita sull’app, potete ormai accedere alla funzione "vendita" dedicata, quando create un post. La funzione rinvia verso un formulario dove voi potete precisare la descrizione dell’oggetto o del servizio, il suo prezzo e tutti i dettagli della consegna o della colletta.
Ma non è tutto: le persone che mettono sul mercato più oggetti o servizi, possono anche utilizzare quest’app per gestire il loro inventario, indicare gli elementi disponibili o no e offrire in questo modo ai loro contatti un catalogo degli oggetti recentemente proposti e venduti.
Anche se quest’applicazione è stata ufficialmente annunciata la settimana scorsa, dovrebbe essere proposta agli utenti di Facebook Gruppi nel corso del mese prossimo. (fonte fashionmag)

 

martedì 17 febbraio 2015

LA PORTA DELLA BELLEZZA DEL QUARTIERE CATANESE DI LIBRINO (post 4)


#siciliadaprovare (post 4)
LA PORTA DELLA BELLEZZA DEL QUARTIERE CATANESE DI LIBRINO

Se si vuole visitare la città di Catania non bisogna fermarsi al barocco della via Etnea per sognare. Catania è essa stessa un sogno, un sogno che si manifesta nelle zone “inconsce” e periferiche della città, un sogno che l’artista Antonio Presti ha condiviso con l’intento di mettere in luce la zona d’ombra di una Catania si periferica, ma ricca di sostanza umana e artistica.
“La Porta della Bellezza”, la più grande opera in terracotta al mondo, è stata donata al quartiere di Librino. Il “taglio del nastro” è avvenuto il 15 maggio 2009 nello spazio antistante lo spartitraffico tra viale Castagnola e viale Librino. Dopo anni di costante lavoro Antonio Presti, artista e mecenate siciliano, presidente della Fondazione Fiumara d’Arte, ha inaugurato nel quartiere periferico catanese di Librino, che conta 100.000 abitanti, una gigantesca opera che segna anche l’inizio dell’ambizioso progetto “TerzOcchio Meridiani di Luce”.
 

 

Il progetto si è potuto realizzare grazie alla partecipazione delle 9 scuole elementari e medie e degli oratori del quartiere, che accolgono 10.000 allievi. Gli artisti e i poeti hanno, infatti, lavorato per più di due anni direttamente nelle scuole con 2.000 bambini. Le forme di terracotta sono state modellate e firmate dagli alunni, divenuti così “giovani autori”, con lo scopo di renderli protagonisti di un percorso artistico-etico che vuole cambiare la storia e l’identità del quartiere. Attraverso questa iniziativa, la Fondazione mira a risvegliare nella popolazione di Librino il valore della condivisione, della pratica artistica collettiva, il senso della Bellezza artistica e spirituale. L’obiettivo è  quello di contribuire a una coscienza comune di rispetto per il territorio e di recuperare e divulgare i valori dell’impegno civile, dell’educazione alla cittadinanza. Il ruolo attivo e centrale delle scuole di Librino e l’accoglienza degli abitanti del quartiere sono segni positivi di un valore di condivisione. Il quartiere catanese è stato scelto dalla Fondazione come spazio creativo per fare di Librino un Museo Internazionale a Cielo Aperto, dove, inizialmente, un muro cementizio, che come una ferita deturpa e taglia in due il territorio, sarà trasformato in una Porta di Bellezza.
guida alla Porta della Bellezza
Uno sforzo creativo che merita di essere visitato.

 

giovedì 12 febbraio 2015

I CAVALLI ALLO STATO BRADO ESISTONO ANCORA? (Post 3)

 
post 3 #siciliadaprovare
I CAVALLI ALLO STATO BRADO ESISTONO ANCORA?

Non è necessario rivedere i film di John Wayne o altri film western per emozionarsi davanti a mandrie di cavalli sciolti e selvaggi. L'isola dialettale di San Fratello ha la fortuna di udire ancora nei suoi silenti boschi lo sfavillante galoppo di quel cavallo che da circa un millennio corre incontrastato nella splendida terra dei Nebrodi (in provincia di Messina). L’associazione culturale Sikania in movimento si è prefissata di farti da guida, di consigliarti le esperienze meno note ma molto “exciting” e, nei prossimi mesi, se prenoti anticipatamente il tuo viaggio potresti vedere in Sicilia uno spettacolo ormai rarissimo e “challenging”.
San Fratello è nota in Italia per i suoi cavalli. I cavalli sanfratellani, introdotti, forse, dagli arabi o dai normanni. I cavalli sanfratellani sono stati sempre abituati alla presenza dell'uomo e si adattano bene all'escursionismo e ad ogni tipo di turismo equestre; vengono allevati allo stato brado sui Nebrodi ed hanno, da qualche anno, ricevuto il riconoscimento di "razza". Il Cavallo Sanfratellano ha più di 900 anni, ed è la razza più antica in Sicilia. Il Cavallo Sanfratellano è molto nevrite, resistente alle avversità climatiche, abituato a vivere allo stato brado, sui monti Nebrodi. Per queste sue caratteristiche è stato sempre allevato, con un rapporto quasi simbiotico dagli allevatori del luogo. Un "cavallo per fratello"? Pare sia possibile ;-)

CARATTERISTICHE. Completo sviluppo: 5 anni; Peso maschio: 530/580 Kg; Peso femmina: 500/550 Kg; Altezza: 152/158 cm; Stinco: 19/21 cm; Torace: 172/190 cm; Mantello: Varia tra il morello e il baio castano; Qualità: Robusto, docile, muscoloso e preminente.

Paesino di San Fratello

Occasioni importanti per vedere una nutrita schiera di esemplari nell'arco dell'anno sono: la Mostra del Cavallo Sanfratellano che si tiene generalmente tra settembre e ottobre; la festa dei Tre Santi Martiri Alfio, Filadelfio e Cirino che si svolge il 10 Maggio, i Cavalli seguono la processione fino in cima al Monte San Fratello, e chiudono la Festa con la tradizionale cavalcata finale; la Festa nel bosco che si svolge in agosto, con la cavalcata dalla Chiesa Madre alle cappelle dei Santi nel bosco di San Fratello.

mercoledì 11 febbraio 2015

SPOSARSI: SULL’ISOLA DI SICILIA E’ PIU’ BELLO. ECCO COME FARE.

«Non invidio a Dio il Paradiso perché sono ben soddisfatto di vivere in Sicilia [...] ». (Federico II di Svevia, 1194 – 1250)

Perché sposarsi in Sicilia? Perché no, risponderemmo noi. La Sicilia è un’isola meravigliosa dalle mille bellezze che tutti noi abbiamo più volte lodato. Con questo articolo vogliamo darvi qualche consiglio e ragguaglio utile per organizzare le vostre nozze al meglio.
 
Riferimenti e location privilegiate? Eccone alcuni.
ISOLE EOLIE: Ville di privati con vista panoramica o ravvicinata su Stromboli. Un matrimonio-evento che si trasforma in mini vacanza per gli invitati. Se decidete di sposarvi nell’arcipelago delle Eolie potrete rivolgervi a  Sofia Barcali e Livia Lombardi che gestiscono l’agenzia Le Pomelie ( info@lepomelie.it)
PALERMO: L’orto botanico di Palermo con 12.000 specie di piante è sicuramente una location suggestiva. L’agenzia Arkiwed organizza celebrazioni di nozze con un’offerta composita: da cerimonie simboliche al “real wedding” classico, passando per le feste a tema, il fiabesco, l’internazionale ecc. Gli ideatori sono un architetto e un ingegnere creatori di eventi, Cinzia Accetta e Sasha Drago. (www.arkiwed.com). Oppure la wedding planner Marte Decente (www.martedecente.com) che opera a Milano e Palermo, non trascura nulla, tutto viene scelto con alti parametri di professionalità persino il reclutamento del personale.

CATANIA: vi segnaliamo l’agenzia We Concept . Il progetto di W.E Concept- Wedding and Event in Sicily nasce piu’ di 10 anni fa dalla scenografa e wedding planner Carlotta Patti e dalla celebre stilista Marella Ferrera, uno dei nomi piu’ importanti della moda contemporanea; entrambe fortemente legate all’idea di un’aggregazione di imprese leader che operano singolarmente sul mercato per esportare l’eccellenza dello stile siciliano in Italia e nel mondo nell’organizzazione di matrimoni ed eventi di uno stile fatto di gesti e generosa dedizione verso il cliente in una terra di rara bellezza, ricca di storia, di cultura, di popoli che l’hanno attraversata e di viaggiatori che sono più volte tornati. (info www.weconceptsicily.it)
Segnaliamo inoltre per gli stranieri desiderosi di vivere un vero matrimonio made in sud: www.weddingtosicily.com.


www.ilcasalediemma.it

www.leroccheagriturismo.com

www.matrimonioper.com



 

 

martedì 10 febbraio 2015

VISITARE LA MADONNA ANTIXENOFOBA PER IL “NATALE DI SETTEMBRE” (POST2)


Post 2 #siciliadaprovare
VISITARE LA MADONNA ANTIXENOFOBA PER IL “NATALE DI SETTEMBRE”(post2)

La Sicilia è una terra ricca di meravigliose contraddizioni e di tradizioni antiche ma sempre attuali e addirittura all’avanguardia. Una terra che è sempre stata “aperta” agli invasori e alla loro cultura. A Tindari (frazione di Patti, comune della provincia di Messina) si venera una “Madonna nera” e un Natale alternativo…a Settembre! (7 e 8 settembre). Nel luogo più alto, il più bello, al Tindari, dove già da tempo esisteva una fiorente comunità cristiana, sorge il Santuario che protegge il Simulacro della Vergine Nera, alla quale sono attribuiti diversi miracoli.
Secondo la tradizione, una nave di ritorno dall'Oriente, tra le altre cose, portava nascosta nella stiva un'Immagine della Madonna perché fosse sottratta alla persecuzione iconoclasta. Mentre la nave solcava le acque del Tirreno, improvvisamente si levò una tempesta e perciò essa fu costretta ad interrompere il viaggio ed a rifugiarsi nella baia del Tindari, oggi Marinello. Quando si calmò la tempesta, i marinai decisero di riprendere il viaggio: levarono l'ancora, inalberarono le vele, cominciarono a remare, ma non riuscirono a spostare la nave. Tentarono, ritentarono, ma essa restava ferma lì, come se fosse incagliata nel porto. Essi allora pensarono di alleggerire il carico, ma , solo quando, tra le altre cose, scaricarono la cassa contenente il venerato Simulacro della Vergine, la nave poté muoversi e riprendere la rotta sulle onde placide del mare rabbonito. Sono sconosciuti i luoghi di provenienza e di destinazione dell'Immagine sacra. Partita la nave che aveva lasciato il carico, i marinai della baia di  Tindari si diedero subito da fare per tirare in secco la cassa galleggiante sulla distesa del mare.  Fu aperta la cassa e, con grande stupore e soddisfazione di tutti, in essa fu trovata la preziosa Immagine della Vergine.

www.santuariotindari.it
Nel santuario vivono le sorelle speranzine e il luogo sacro ha anche un suo sito  internet www.santuariotindari.it, e un’emittenza radiofonica “Radio Tindari” che trasmette il messaggio spirituale. I fedeli compiano pellegrinaggi da luoghi lontani per radunarsi attorno al suo simulacro, invocarla con acclamazioni o in silenzio, sciogliere un voto o formulare un serio proposito di cambiamento di vita, molteplici manifestazioni di un unico sentimento accomunante le migliaia di persone che giungono sul colle tindaritano in quest’occasione, come in tanti altri giorni dell’anno.

www.santuariotindari.it

lunedì 9 febbraio 2015

ARANCINO: GUSTARLO SULLE POLTRONE RELAX DEL TRAGHETTO (POST1)


POST1 di #siciliadaprovare
ARANCINO: GUSTARLO AL MEGLIO SULLE POLTRONE RELAX DEL TRAGHETTO.


In Sicilia gli arancini si trovano ovunque e a qualsiasi ora. Non è necessario cercarli, ti trovano loro. L'odore che emanano ti ammaliano, ti agganciano e ti portano a loro. Se si decide di visitare la Sicilia il primo approccio che si ha con "l'esperienza arancino" è proprio sul traghetto.Quando ci si trova sulla punta dello stivale sembra che la Sicilia sia tanto vicino da poterla raggiungere a nuoto. Ma non è così, bisogna prendere il traghetto, perchè le manovre lente del traghetto (che durano circa 15 minuti), la sigaretta fumata sul ponte, il sorso d'acqua che si beve mentre si osservano i pesci sul fondo del mare sono parte del rito propiziatorio per mangiare l'arancino. Bisogna prima fare la fila ai bagni per poi affrontare quella al bar per acquistare il primo arancino del vostro viaggio.


Dopo esser riuscito a pagare il tuo arancino ti accorgerai che le banconote ti serviranno per asciugare le  mani già unte di olio perchè i tovaglioli forniti dal barista si sono già sciolti. Adesso hai due opzioni per continuare a mangiare il tuo strepitoso e vulcanico arancino. Una è quella di sedersi vicino agli altri viaggiatori che stanno già mangiando il loro arancino (a quel punto rischi che anche gli abiti si sciolgano all'olio del tuo e del loro arancino), l'altra (quella che ti consigliamo) è di accomodarti sulle poltrone relax collocate nell'area dedicata del traghetto. Basta inserire una monetina (...a questo punto non farti scrupoli ad infilare la mano unta di olio in tasca) e mangiare il tuo arancino al ritmo delle vibrazioni.  Sei ufficialmente dipendente dall'arancino da questo momento in poi! Al tuo sguardo tutto apparirà un arancino. Il figlio grassoccio della signora calabrese ti apparirà come un arancino con i piedi, l'Etna all'orizzonte ti sembrerà un arancino enorme e fumante e pure le arance che mangerai dopo gli abbondanti pasti siciliani saranno, per te, arancini. Benvenuto in Sicilia...e ricordati quando tornerai nella tua città di dire a tutti che in Sicilia: l'arancino è la fine del mondo!!!


sabato 7 febbraio 2015

L'AUSTRALIA IN BICICLETTA? UNA SICILIANA LO STA FACENDO!


Quando leggi di certe storie ti viene voglia di mollare tutto, prendere una bicicletta e scappare via. Alessandra Nicosia lo ha fatto, ma il tutto non lo ha "mollato", il tutto la sta seguendo nel suo avventuroso viaggio verso la libertà.
Alessandra Nicosia, giovane siciliana di Vittoria , attraverso il suo blog, alessandranicosia.blogspot.it, racconta e racconterà dei suoi tremila chilometri in sella ad una bici per un’avventura che la porterà a percorrere una delle isole più belle del continente australiano, patrimonio dell’Unesco, la Tasmania per poi raggiungere Sydney. La sua “compagna” di viaggio una bicicletta prodotta dalla Lombardo Bikes, azienda siciliana che esporta in tutto il mondo, l’Amantea 200 M, una fitness bike con portapacchi anteriore e posteriore e copertoni antiforatura che la condurrà per due mesi alla scoperta dell’altro emisfero.




Dopo una breve sosta a Melbourne per riprendersi dal jet leg, Alessandra si imbarcherà per la Tasmania, che percorrerà in senso anti orario, con tutte le deviazioni del caso. Partirà dal nord e, attraversando la parte occidentale dell’isola, la più selvaggia,  arriverà a sud, dove si trova la capitale Hobart, per poi risalire dalla parte orientale, quella più turistica e ritrovarsi nuovamente a Devonport, dove prenderà il traghetto per Melbourne. Qui comincerà  la seconda parte della sua avventura che la porterà a Sydney, percorrendo altri 2 mila km. Tante le tappe previste, ma davvero pochi i programmi fatti, un viaggio in bicicletta è sempre imprevedibile, non solo per ciò che può accadere, ma perché rappresenta l’essenza stessa della libertà di movimento e decisione e si gioca nell’attimo stesso in cui viene vissuto. Alessandra…Sikania in movimento ti seguirà!
Buon viaggio!
segui alessandra nicosia

CHE SI MANGIA OGGI?: INSALATA DI ARANCE !

Questa ricetta, tipicamente Siciliana, è particolarmente delicata e gustosa, ed è ideale da proporre proprio in questo periodo. Esistono diverse ricette arabe che contengono le arance come ingrediente base e c’è da immaginarsi che a seguito delle invasioni arabe in Sicilia, qualcosa di questa popolazione ci sia rimasto!

 
Per preparare l'insalata di arance, lavate le arance e sbucciatele a vivo (eliminando la pellicina bianca esterna) (1-2). Una volta che avrete sbucciato le arance, tagliatele a fettine alte circa 1 cm (2) (o se preferite a tocchetti), e riponetele su di in un piatto da portata, eliminando gli eventuali semi.

 
Mondate la cipolla rossa (o il cipollotto), affettatela finemente (4) e riponetela in una ciotola (se volete addolcirla, lasciatela in ammollo in abbondante acqua fredda per almeno 10 minuti, poi scolatela e asciugatela per bene). In una terrina a parte, sbattete con una forchetta l'olio, il sale ed il pepe, creando un'emulsione (5). Mettete in una ciotola le fette di arance, la cipolla (6)
 
unite le olive (7) e condite il tutto con l'emulsione di oilo, sale e pepe (8): lasciate riposare l’insalata di arance così condita per 10 minuti a temperatura ambiente e poi servite (9).

Buon appetito!

sabato 31 gennaio 2015

Il tatuaggio effetto pizzo entra nell'alta moda

Le mamme hanno sempre ragione....e mia madre quando rifiutai il "centrotavola in pizzo" perché mi sembrò troppo antiquato, mi disse: Io ti avviso...il pizzo tornerà di moda! E in effetti ha avuto "in parte" ragione.
Il Tattoo come elemento di seduzione femminile, come nuovo simbolo di ricercatezza, di fisicità estrema, entra per la prima volta negli eventi del Calendario di Altaroma. Marco Manzo, uno degli artisti più apprezzati del settore, vincitore di oltre cinquanta premi nazionali ed internazionali, tra cui gli ultimi assegnati nelle grandi convention di Milano, New York e Berlino, presenterà  a Roma le sue creazioni, vere e proprie costruzioni di raffinati pizzi lavorati direttamente sulla pelle delle modelle invece che sul tessuto.
L'esibizione al Museo Maxxi il 1 febbraio in una performance artistica vede il tatuaggio debuttare nel mondo dell’Haute Couture, come espressione di arte contemporanea e perchè no, di moda. Ecco allora gli splendidi disegni di trine e pizzi che percorrono le gambe per tutta la lunghezza, schiene completamente decorate come se si indossasse un body di lingerie, giarrettiere di merletto e reti di pizzo effetto slip.
Una evoluzione della raffinatezza dell’Alta Moda che si trasferisce su schiene, braccia, gambe, disegnate da impalpabili retine di pizzo veneziano, da intrecci di fiori e cuori. Porta la firma di Marco Manzo il prezioso tattoo a forma di collana stile vittoriano sfoggiata da Asia Argento al Festival del Cinema di Cannes. 



 

venerdì 30 gennaio 2015

Giorni della Merla: perchè si chiamano così?

La tradizione vuole che il 29-30-31 di Gennaio, gli ultimi tre giorni di questo primo mese dell’anno, vengano ricordati come i “giorni o dì della Merla”, ad indicare uno tra i periodi più freddi dell’inverno. Ma da dove trae origine questa credenza, entrata oramai a far parte della vita di tutti noi? Molte sono le versione che spiegano l’origine di questa leggenda.

 La primanasce in tempi assai lontani, quando Gennaio non aveva ancora 31 giorni ma solo 28. Si narra che Gennaio fosse particolarmente scherzoso e un po’ invidioso, in particolar modo con una Merla, molto ammirata per il suo grande becco giallo e per le penne bianchissime.  Per questo Gennaio si divertiva a tormentarla; ogni volta infatti che ella usciva in cerca di cibo egli scatenava bufera di neve e vento. Stufa di tutto questo un giorno la Merla andò da Gennaio e gli chiese:” Amico mio potresti durare un po’ di meno?”. Ma Gennaio, orgoglioso come era rispose: “ E no, carissima proprio non posso. Il calendario è quello che è, e a me sono toccati 28 giorni.”A questa risposta la Merla decise di farsi furba e l’anno seguente fece una bella scorta di cibo che infilò nel suo nido così che rimase per tutti i 28 giorni al riparo senza bisogno di uscire. Trascorsi i 28 giorni, la Merla uscì e cominciò a prendere in giro Gennaio: “Eh caro mio, quest’anno sono stata proprio bene, sempre al calduccio, e tu non hai potuto farmi congelare il becco nemmeno un giorno.” Detto ciò Gennaio se la prese così tanto che andò dal fratello Febbraio, che vantava ben 31 giorni, e gli chiese in prestito 3 giorni.  Il fratello dubbioso domando: “ Cosa vuoi farne? “ e Gennaio rispose: “Ho da vendicarmi di una Merla impertinente. Stai a vedere”. E così Gennaio tornò sulla terra e scatenò una tremenda bufera di neve che durò per tutti i 3 giorni. La povera Merla, che era andata in giro a far provviste, per il forte vento non riuscì nemmeno a tornare al suo nido. Trovato il comignolo di un camino, vi si rifugiò in cerca di un po’ di tepore. Trascorsi quei freddissimi 3 giorni uscì dal comignolo sana e salva ma le sue candide penne erano diventate tutte nere a causa del fumo e della fuliggine. Da allora Gennaio ha sempre 31 giorni e i merli hanno sempre le piume nere.

La seconda versione, ambientata nel capoluogo lombardo, ha come protagonisti un merlo, una merla e i loro tre figlioletti. Erano venuti in città sul finire dell'estate e avevano sistemato il loro rifugio su un alto albero nel cortile di un palazzo situato in Porta Nuova e poi per l'inverno sotto una gronda, al riparo dalla neve che in quell'anno era particolarmente abbondante. Il gelo rendeva difficile trovare le provvigioni così che il merlo volava da mattina a sera in cerca di cibo, che tuttavia scarseggiava sempre di più. Un giorno il merlo decise di volare ai confini di quella nevicata, per trovare un rifugio più mite per la sua famiglia. Intanto continuava a nevicare. La merla, per proteggere i figlioletti intirizziti dal freddo, spostò il nido su un tetto vicino, dove fumava un comignolo da cui proveniva un po’ di tepore. La tormenta tenne così lontano il merlo da casa per ben tre giorni (appunto gli ultimi tre di Gennaio). Quando tornò indietro, quasi non riconosceva più la consorte e i figlioletti erano diventati tutti neri per il fumo che emanava il camino. Nel primo dì di febbraio comparve finalmente un pallido sole e uscirono tutti dal nido invernale; anche il capofamiglia si era scurito a contatto con la fuliggine. Da allora i merli nacquero tutti neri; i merli bianchi diventarono un'eccezione di favola.

OLIVETTE DI SANT'AGATA

Ci prepariamo a festeggiare la Santa...Agata...la patrona di Catania realizzando uno dei dolci tipici di questo periodo in Sicilia: le squisite Olive di Sant'Agata!

Ingredienti:
300 gr. di mandorle sgusciate o farina di mandorle
300 gr. di zucchero
1 pizzico di vaniglia
1 cucchiaio di rum o altro liquore dolce
1 cucchiaino di colorante verde per dolci
Acqua q.b. (circa 125 g)

Preparazione:Versate le mandorle e 200 gr. di zucchero nel tritatutto. Azionate e riducete in farina. In un pentolino, fate sciogliere in poca acqua la quantità di zucchero restante fino a renderlo liquido. Unite lo zucchero liquido con la farina di mandorle e aggiungete anche un cucchiaio di rum e il colorante verde. Amalgamate bene il tutto, fino a renderlo omogeneo, compatto e uniforme nel colore. Con un cucchiaino prendete delle porzioni d’impasto e lavoratele con le mani fino ad ottenere una pallina un po’ allungata, modellate le palline come fossero olive, e cospargetele di zucchero. Sistemate in un vassoio, lasciate riposare in un luogo asciutto e servite le vostre olive di Sant’Agata per dessert!

giovedì 29 gennaio 2015

CANTINE FASHION E CONSIGLI UTILI PER CONSERVARE IL VINO IN CASA.

Il vino è una bevanda biologicamente attiva che continua a trasformarsi anche in bottiglia. Il vino non dovrebbe essere spostato da un posto all’altro poiché subisce variazioni di temperatura. Quando si compra una bottiglia di vino va messa subito in un luogo adatto dove possa riposarsi dopo il trambusto del viaggio. Il luogo ideale è povero di luce, a temperatura costante, senza rumori né odori. Ma per conservare in maniera discreta  le nostre bottiglie in casa servono piccoli accorgimenti. Le bottiglie vanno coricate sul fianco e con il fondo più alto del collo. In questa maniera il tappo sarà sempre bagnato dal vino e aderirà perfettamente al vetro. Evitando che l’aria penetri. Un armadio chiusoe isolato con fogli di polistirolo sul fondo e pareti potrebbe andare bene. Ricordarsi che i vini rossi vanno posizionati sopra quelli bianchi e gli spumanti. Non lasciare le bottiglie vicino a cibi fortemente aromatici (tipo salumi, insaccati)o vernici. Non conservare il vino in frigorifero perché il freddo causa il restringimento del tappo con il rischio di far penetrare aria nella bottiglia. I vini invecchiati o a medio invecchiamento vanno aperti qualche tempo prima del consumo cosicchè possano respirare. Pratica, questa, non consigliabile invece per i vini più giovani ai quali l’eccessiva ossigenazione non giova.Quando si deve richiudere la bottiglia…usate i molteplici tappi che si trovano in commercio ma evitate l’inutile cucchiaino infilato nel collo della bottiglia.

mercoledì 28 gennaio 2015

“La civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali” (M. Gandhi)

Gaetano era un cane di quartiere, quei cani che si possono definire “di nessuno”. Gaetano era anche stato trovato. Le sue orecchie erano strappate e sembrava  prossimo alla morte, vittima probabilmente di qualche individuo (non umano) che ha abusato di lui.  Gaetano è un cane che ha  sempre vissuto libero, girando per  le vie di Lentini, un paese in provincia di Siracusa, diventando amico di tutti. Era sì il cane di nessuno ma era anche il cane di tutti.
Gaetano oltre che essere amico degli umani svolgeva un ruolo istituzionale, partecipava infatti a tutte le celebrazioni e alle feste paesane e alle iniziative del Comune. Abitava presso la caserma dei vigili urbani. Lì andava a mangiare e si riparava. Trascorreva la maggior parte del suo tempo a  Piazza dei Sofisti, dove fanno capolinea gli autobus. Tutti i pendolari quando salivano o scendevano dai mezzi pubblici rivolgevano un saluto, una carezza, un’attenzione a Gaetano e lui ricambiava sempre con affetto. Era la mascotte degli studenti, il guardiano silenzioso di una comunità di uomini.
Un giorno il cane è scomparso. Le ricerche hanno poi rivelato che Gaetano era deceduto, naturalmente. Il paese che lo ha adottato ha dedicato lui una statua, affinchè il suo ricordo resti impresso nella memoria di tutti i lentinesi e non solo. La statua commemorativa reca un dedica che recita: “ A Gaetano, ambasciatore dei randagi, cittadino di Lentini, vigile urbano”. La commozione dell’intera Lentini ha attraversato il mare via web. Su Facebook esistogno già due gruppi dedicati a “Gaetano, cane umano“: “UNA STATUA PER GAETANO CANE UMANO MASCOTTE DI LENTINI” . Gli studenti di Lentini hanno pubblicato una lettera, attraverso il “Giornale di Siracusa”,  per salutare un’ultima volta Gaetano.
Sikania in movimento” ha voluto pubblicare questo post perché crede che esempi di civiltà ed umanità come quelli dimostrati dal comune di Lentini vanno sempre ricordati affinchè possano servire da guida. Anche noi non tolleriamo e non perdoniamo la violenza contro gli animali.

martedì 27 gennaio 2015

UNA PREGHIERA CHE VALE UN TESORO: 4.750 euro!

Domenico Dolce, siciliano, e Stefano Gabbana, innamorato della Sicilia, hanno investito sull’Isola più di quanto abbia fatto la Regione siciliana negli ultimi venti anni. Solo che, mentre i due stilisti ci hanno guadagnato, la Regione ha perso una montagna di quattrini. Dolce e Gabbana sono oggi un brand di prestigio in ogni parte del mondo, vendono praticamente tutto ciò che propongono. La Sicilia vende poco (in primavera e in estate) il suo traboccante patrimonio artistico e le sue bellezze naturali. Eppure Domenico Dolce e Stefano Gabbana vendono della Sicilia i suoi colori, le sue storie, le sue flagranze, i suoi costumi. Da sempre, non l’hanno mai tradita. Ma perché l’Isola di Dolce e Gabbana arricchisce e quella della regione impoverisce? Sembra un paradosso. Gli stilisti dimorano nella moda internazionale e la Sicilia che propongono è beneamata, desiderata e… acquistata. I governanti dell’Isola, invece, hanno guadagnato solo una brutta fama, peggio non sarebbe possibile, pur disponendo di ciò che Domenico e Stefano hanno rappresentato nei loro abiti o lasciato immaginare con i loro profumi. Una Sicilia fatta di preghiere e di rosari recitati durante i caldi pomeriggi estivi. Rosari preziosi diremo. Come questa in foto. Perché chi investe veramente in Sicilia raccoglie tradizioni che “valgono” un tesoro.

Il rosario è composto da quarantaquattro sfere di giada nera raccordate con una immagliatura eseguita a mano. Una croce pendente, che sul retro riporta il logo “DOLCE&GABBANA”, è collegata al filo d’oro principale tramite cinque sferette di giada nera e una medaglietta raffigurante la Madonna. Altre due medagliette riproducenti angeli cherubini e una perla a goccia arricchiscono ulteriormente questo elemento centrale. Una rosa di giada nera intagliata è stata inserita come terminale nella catena di regolazione. Facciamo i conti: Oro 750/000,lunghezza 40 + 2.5 + 2.5 cm regolabile. Gemme: n. 49 zaffiri neri rotondi, n. 29 giade nere sferiche, n. 1 giada nera a rosa, n. 1 perla freshwater a goccia. Costo 4.750 euro!!!

domenica 25 gennaio 2015

UNA DOMENICA IN COMPAGNIA DEL BASTONE!!!

Tutti noi sappiamo che la Sicilia è stata in passato crocevia di tanti popoli, per la posizione geografica strategica e per la sua ricchezza paesaggistica che la rendono una terra naturalmente “completa”.I passi dei molteplici conquistatori hanno setacciato la terra di Sicilia rendendola fertile e brulicante di arte. Un brano siciliano dice: “eroi pueti e santi nasciunu tutti ccà!
Ed è proprio vero! Tantissimi sono gli esempi che potremmo fare nei vari ambiti culturali.Ma c'è anche un'arte poco nota che è nata in Sicilia..ed è l’arte marziale del "Bastone Siciliano"! La Sicilia, infatti, vanta a tutt’oggi di essere stata la “mamma” della prima arte marziale nata in Italia.Intorno all’anno 1200 d.C i pastori cominciarono a sperimentare forse per noia o per gioco o forse anche per necessità, l’utilizzo della “paranza”(bastone).
Questo segmento di legno lungo circa 120 cm, impugnato saldamente da una delle due estremità e con entrambe le mani, se fatto volteggiare velocemente, crea una barriera di protezione intorno al corpo che tiene a distanza il nemico.


Oggi l'associazione Sikania in Movimento è andata a trovare i Maestri Francesco Monaco e Sebastiano Di Mauro ad Acireale (titolari della palestra Baston Krav di Acireale), per imparare a "modellare" il bastone.

Il bastone è lungo circa 1,20 metri, ed è ricavato da legno d’ulivo, arancio amaro, sorbo o dalla rossella, raccolto in precisi periodi dell’anno. ll bastone è trattato e passato al fuoco per essere pulito. Quando la corteccia diventa nera e il legno si disidrata viene battuto con forza a terra per far saltare la corteccia. Il legno poi viene lavato, raddrizzato e asciugato .Lo strumento finale è molto leggero ed al contempo resistentissimo ai colpi più duri, anche se sbattuto violentemente sul cemento. Esso può avere dei noduli molto consistenti che sono utilizzati per fratturare la zona ossea colpita in piccoli punti specifici.


E dopo aver lavorato ci siamo tutti concessi una pausa "culinaria";-)





E ancora:
U Vastuni” come arma, veniva utilizzato dai pastori quando si trovavano costretti a difendersi da animali selvatici, questi ultimi pericolo continuo per il bestiame e per gli stessi pastori.Nei duelli d’onore invece, la tirata poteva essere libera o regolata da alcune regole stabilite sul momento e da entrambi i duellanti.Quando si utilizzava il bastone il coinvolgimento del proprio corpo era inevitabile e quando si colpiva bisognava essere coordinati per imprimere forza e velocità.Anche su terreni sconnessi il movimento era armonioso, mentre la stabilità delle gambe diventava fondamentale per dare consistenza agli spostamenti continui e repentini.Il tiratore saltando, riusciva a spostarsi anche di alcuni metri, dando vita ad una sorta di danza, senza mai fermare il bastone.Per i nostri pastori, il Bastone non era altro che un potenziamento del proprio corpo.Non solo riusciva a prolungare le braccia, ma diventava anche un solidissimo punto d’appoggio, tanto da permettere al pastore di passare lunghissime giornate in piedi.Quindi il bastone dava potere al pastore, potere verso i nemici in generale ma anche verso il proprio padrone. I ricchi possedenti terrieri, apprendevano dai pastori le tecniche di difesa con il bastone (nel loro caso con il bastone da passeggio) concedendo in cambio più libertà di pascolo.Nel 1999 questa arte marziale è entrata a far parte dello C.S.E.N. ed oggi è praticata da uomini e donne. Forse è anche l’unica arte marziale in cui i due sessi possono combattere nella stessa categoria.