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sabato 31 gennaio 2015

Il tatuaggio effetto pizzo entra nell'alta moda

Le mamme hanno sempre ragione....e mia madre quando rifiutai il "centrotavola in pizzo" perché mi sembrò troppo antiquato, mi disse: Io ti avviso...il pizzo tornerà di moda! E in effetti ha avuto "in parte" ragione.
Il Tattoo come elemento di seduzione femminile, come nuovo simbolo di ricercatezza, di fisicità estrema, entra per la prima volta negli eventi del Calendario di Altaroma. Marco Manzo, uno degli artisti più apprezzati del settore, vincitore di oltre cinquanta premi nazionali ed internazionali, tra cui gli ultimi assegnati nelle grandi convention di Milano, New York e Berlino, presenterà  a Roma le sue creazioni, vere e proprie costruzioni di raffinati pizzi lavorati direttamente sulla pelle delle modelle invece che sul tessuto.
L'esibizione al Museo Maxxi il 1 febbraio in una performance artistica vede il tatuaggio debuttare nel mondo dell’Haute Couture, come espressione di arte contemporanea e perchè no, di moda. Ecco allora gli splendidi disegni di trine e pizzi che percorrono le gambe per tutta la lunghezza, schiene completamente decorate come se si indossasse un body di lingerie, giarrettiere di merletto e reti di pizzo effetto slip.
Una evoluzione della raffinatezza dell’Alta Moda che si trasferisce su schiene, braccia, gambe, disegnate da impalpabili retine di pizzo veneziano, da intrecci di fiori e cuori. Porta la firma di Marco Manzo il prezioso tattoo a forma di collana stile vittoriano sfoggiata da Asia Argento al Festival del Cinema di Cannes. 



 

venerdì 30 gennaio 2015

Giorni della Merla: perchè si chiamano così?

La tradizione vuole che il 29-30-31 di Gennaio, gli ultimi tre giorni di questo primo mese dell’anno, vengano ricordati come i “giorni o dì della Merla”, ad indicare uno tra i periodi più freddi dell’inverno. Ma da dove trae origine questa credenza, entrata oramai a far parte della vita di tutti noi? Molte sono le versione che spiegano l’origine di questa leggenda.

 La primanasce in tempi assai lontani, quando Gennaio non aveva ancora 31 giorni ma solo 28. Si narra che Gennaio fosse particolarmente scherzoso e un po’ invidioso, in particolar modo con una Merla, molto ammirata per il suo grande becco giallo e per le penne bianchissime.  Per questo Gennaio si divertiva a tormentarla; ogni volta infatti che ella usciva in cerca di cibo egli scatenava bufera di neve e vento. Stufa di tutto questo un giorno la Merla andò da Gennaio e gli chiese:” Amico mio potresti durare un po’ di meno?”. Ma Gennaio, orgoglioso come era rispose: “ E no, carissima proprio non posso. Il calendario è quello che è, e a me sono toccati 28 giorni.”A questa risposta la Merla decise di farsi furba e l’anno seguente fece una bella scorta di cibo che infilò nel suo nido così che rimase per tutti i 28 giorni al riparo senza bisogno di uscire. Trascorsi i 28 giorni, la Merla uscì e cominciò a prendere in giro Gennaio: “Eh caro mio, quest’anno sono stata proprio bene, sempre al calduccio, e tu non hai potuto farmi congelare il becco nemmeno un giorno.” Detto ciò Gennaio se la prese così tanto che andò dal fratello Febbraio, che vantava ben 31 giorni, e gli chiese in prestito 3 giorni.  Il fratello dubbioso domando: “ Cosa vuoi farne? “ e Gennaio rispose: “Ho da vendicarmi di una Merla impertinente. Stai a vedere”. E così Gennaio tornò sulla terra e scatenò una tremenda bufera di neve che durò per tutti i 3 giorni. La povera Merla, che era andata in giro a far provviste, per il forte vento non riuscì nemmeno a tornare al suo nido. Trovato il comignolo di un camino, vi si rifugiò in cerca di un po’ di tepore. Trascorsi quei freddissimi 3 giorni uscì dal comignolo sana e salva ma le sue candide penne erano diventate tutte nere a causa del fumo e della fuliggine. Da allora Gennaio ha sempre 31 giorni e i merli hanno sempre le piume nere.

La seconda versione, ambientata nel capoluogo lombardo, ha come protagonisti un merlo, una merla e i loro tre figlioletti. Erano venuti in città sul finire dell'estate e avevano sistemato il loro rifugio su un alto albero nel cortile di un palazzo situato in Porta Nuova e poi per l'inverno sotto una gronda, al riparo dalla neve che in quell'anno era particolarmente abbondante. Il gelo rendeva difficile trovare le provvigioni così che il merlo volava da mattina a sera in cerca di cibo, che tuttavia scarseggiava sempre di più. Un giorno il merlo decise di volare ai confini di quella nevicata, per trovare un rifugio più mite per la sua famiglia. Intanto continuava a nevicare. La merla, per proteggere i figlioletti intirizziti dal freddo, spostò il nido su un tetto vicino, dove fumava un comignolo da cui proveniva un po’ di tepore. La tormenta tenne così lontano il merlo da casa per ben tre giorni (appunto gli ultimi tre di Gennaio). Quando tornò indietro, quasi non riconosceva più la consorte e i figlioletti erano diventati tutti neri per il fumo che emanava il camino. Nel primo dì di febbraio comparve finalmente un pallido sole e uscirono tutti dal nido invernale; anche il capofamiglia si era scurito a contatto con la fuliggine. Da allora i merli nacquero tutti neri; i merli bianchi diventarono un'eccezione di favola.

OLIVETTE DI SANT'AGATA

Ci prepariamo a festeggiare la Santa...Agata...la patrona di Catania realizzando uno dei dolci tipici di questo periodo in Sicilia: le squisite Olive di Sant'Agata!

Ingredienti:
300 gr. di mandorle sgusciate o farina di mandorle
300 gr. di zucchero
1 pizzico di vaniglia
1 cucchiaio di rum o altro liquore dolce
1 cucchiaino di colorante verde per dolci
Acqua q.b. (circa 125 g)

Preparazione:Versate le mandorle e 200 gr. di zucchero nel tritatutto. Azionate e riducete in farina. In un pentolino, fate sciogliere in poca acqua la quantità di zucchero restante fino a renderlo liquido. Unite lo zucchero liquido con la farina di mandorle e aggiungete anche un cucchiaio di rum e il colorante verde. Amalgamate bene il tutto, fino a renderlo omogeneo, compatto e uniforme nel colore. Con un cucchiaino prendete delle porzioni d’impasto e lavoratele con le mani fino ad ottenere una pallina un po’ allungata, modellate le palline come fossero olive, e cospargetele di zucchero. Sistemate in un vassoio, lasciate riposare in un luogo asciutto e servite le vostre olive di Sant’Agata per dessert!

giovedì 29 gennaio 2015

CANTINE FASHION E CONSIGLI UTILI PER CONSERVARE IL VINO IN CASA.

Il vino è una bevanda biologicamente attiva che continua a trasformarsi anche in bottiglia. Il vino non dovrebbe essere spostato da un posto all’altro poiché subisce variazioni di temperatura. Quando si compra una bottiglia di vino va messa subito in un luogo adatto dove possa riposarsi dopo il trambusto del viaggio. Il luogo ideale è povero di luce, a temperatura costante, senza rumori né odori. Ma per conservare in maniera discreta  le nostre bottiglie in casa servono piccoli accorgimenti. Le bottiglie vanno coricate sul fianco e con il fondo più alto del collo. In questa maniera il tappo sarà sempre bagnato dal vino e aderirà perfettamente al vetro. Evitando che l’aria penetri. Un armadio chiusoe isolato con fogli di polistirolo sul fondo e pareti potrebbe andare bene. Ricordarsi che i vini rossi vanno posizionati sopra quelli bianchi e gli spumanti. Non lasciare le bottiglie vicino a cibi fortemente aromatici (tipo salumi, insaccati)o vernici. Non conservare il vino in frigorifero perché il freddo causa il restringimento del tappo con il rischio di far penetrare aria nella bottiglia. I vini invecchiati o a medio invecchiamento vanno aperti qualche tempo prima del consumo cosicchè possano respirare. Pratica, questa, non consigliabile invece per i vini più giovani ai quali l’eccessiva ossigenazione non giova.Quando si deve richiudere la bottiglia…usate i molteplici tappi che si trovano in commercio ma evitate l’inutile cucchiaino infilato nel collo della bottiglia.

mercoledì 28 gennaio 2015

“La civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali” (M. Gandhi)

Gaetano era un cane di quartiere, quei cani che si possono definire “di nessuno”. Gaetano era anche stato trovato. Le sue orecchie erano strappate e sembrava  prossimo alla morte, vittima probabilmente di qualche individuo (non umano) che ha abusato di lui.  Gaetano è un cane che ha  sempre vissuto libero, girando per  le vie di Lentini, un paese in provincia di Siracusa, diventando amico di tutti. Era sì il cane di nessuno ma era anche il cane di tutti.
Gaetano oltre che essere amico degli umani svolgeva un ruolo istituzionale, partecipava infatti a tutte le celebrazioni e alle feste paesane e alle iniziative del Comune. Abitava presso la caserma dei vigili urbani. Lì andava a mangiare e si riparava. Trascorreva la maggior parte del suo tempo a  Piazza dei Sofisti, dove fanno capolinea gli autobus. Tutti i pendolari quando salivano o scendevano dai mezzi pubblici rivolgevano un saluto, una carezza, un’attenzione a Gaetano e lui ricambiava sempre con affetto. Era la mascotte degli studenti, il guardiano silenzioso di una comunità di uomini.
Un giorno il cane è scomparso. Le ricerche hanno poi rivelato che Gaetano era deceduto, naturalmente. Il paese che lo ha adottato ha dedicato lui una statua, affinchè il suo ricordo resti impresso nella memoria di tutti i lentinesi e non solo. La statua commemorativa reca un dedica che recita: “ A Gaetano, ambasciatore dei randagi, cittadino di Lentini, vigile urbano”. La commozione dell’intera Lentini ha attraversato il mare via web. Su Facebook esistogno già due gruppi dedicati a “Gaetano, cane umano“: “UNA STATUA PER GAETANO CANE UMANO MASCOTTE DI LENTINI” . Gli studenti di Lentini hanno pubblicato una lettera, attraverso il “Giornale di Siracusa”,  per salutare un’ultima volta Gaetano.
Sikania in movimento” ha voluto pubblicare questo post perché crede che esempi di civiltà ed umanità come quelli dimostrati dal comune di Lentini vanno sempre ricordati affinchè possano servire da guida. Anche noi non tolleriamo e non perdoniamo la violenza contro gli animali.

martedì 27 gennaio 2015

UNA PREGHIERA CHE VALE UN TESORO: 4.750 euro!

Domenico Dolce, siciliano, e Stefano Gabbana, innamorato della Sicilia, hanno investito sull’Isola più di quanto abbia fatto la Regione siciliana negli ultimi venti anni. Solo che, mentre i due stilisti ci hanno guadagnato, la Regione ha perso una montagna di quattrini. Dolce e Gabbana sono oggi un brand di prestigio in ogni parte del mondo, vendono praticamente tutto ciò che propongono. La Sicilia vende poco (in primavera e in estate) il suo traboccante patrimonio artistico e le sue bellezze naturali. Eppure Domenico Dolce e Stefano Gabbana vendono della Sicilia i suoi colori, le sue storie, le sue flagranze, i suoi costumi. Da sempre, non l’hanno mai tradita. Ma perché l’Isola di Dolce e Gabbana arricchisce e quella della regione impoverisce? Sembra un paradosso. Gli stilisti dimorano nella moda internazionale e la Sicilia che propongono è beneamata, desiderata e… acquistata. I governanti dell’Isola, invece, hanno guadagnato solo una brutta fama, peggio non sarebbe possibile, pur disponendo di ciò che Domenico e Stefano hanno rappresentato nei loro abiti o lasciato immaginare con i loro profumi. Una Sicilia fatta di preghiere e di rosari recitati durante i caldi pomeriggi estivi. Rosari preziosi diremo. Come questa in foto. Perché chi investe veramente in Sicilia raccoglie tradizioni che “valgono” un tesoro.

Il rosario è composto da quarantaquattro sfere di giada nera raccordate con una immagliatura eseguita a mano. Una croce pendente, che sul retro riporta il logo “DOLCE&GABBANA”, è collegata al filo d’oro principale tramite cinque sferette di giada nera e una medaglietta raffigurante la Madonna. Altre due medagliette riproducenti angeli cherubini e una perla a goccia arricchiscono ulteriormente questo elemento centrale. Una rosa di giada nera intagliata è stata inserita come terminale nella catena di regolazione. Facciamo i conti: Oro 750/000,lunghezza 40 + 2.5 + 2.5 cm regolabile. Gemme: n. 49 zaffiri neri rotondi, n. 29 giade nere sferiche, n. 1 giada nera a rosa, n. 1 perla freshwater a goccia. Costo 4.750 euro!!!

domenica 25 gennaio 2015

UNA DOMENICA IN COMPAGNIA DEL BASTONE!!!

Tutti noi sappiamo che la Sicilia è stata in passato crocevia di tanti popoli, per la posizione geografica strategica e per la sua ricchezza paesaggistica che la rendono una terra naturalmente “completa”.I passi dei molteplici conquistatori hanno setacciato la terra di Sicilia rendendola fertile e brulicante di arte. Un brano siciliano dice: “eroi pueti e santi nasciunu tutti ccà!
Ed è proprio vero! Tantissimi sono gli esempi che potremmo fare nei vari ambiti culturali.Ma c'è anche un'arte poco nota che è nata in Sicilia..ed è l’arte marziale del "Bastone Siciliano"! La Sicilia, infatti, vanta a tutt’oggi di essere stata la “mamma” della prima arte marziale nata in Italia.Intorno all’anno 1200 d.C i pastori cominciarono a sperimentare forse per noia o per gioco o forse anche per necessità, l’utilizzo della “paranza”(bastone).
Questo segmento di legno lungo circa 120 cm, impugnato saldamente da una delle due estremità e con entrambe le mani, se fatto volteggiare velocemente, crea una barriera di protezione intorno al corpo che tiene a distanza il nemico.


Oggi l'associazione Sikania in Movimento è andata a trovare i Maestri Francesco Monaco e Sebastiano Di Mauro ad Acireale (titolari della palestra Baston Krav di Acireale), per imparare a "modellare" il bastone.

Il bastone è lungo circa 1,20 metri, ed è ricavato da legno d’ulivo, arancio amaro, sorbo o dalla rossella, raccolto in precisi periodi dell’anno. ll bastone è trattato e passato al fuoco per essere pulito. Quando la corteccia diventa nera e il legno si disidrata viene battuto con forza a terra per far saltare la corteccia. Il legno poi viene lavato, raddrizzato e asciugato .Lo strumento finale è molto leggero ed al contempo resistentissimo ai colpi più duri, anche se sbattuto violentemente sul cemento. Esso può avere dei noduli molto consistenti che sono utilizzati per fratturare la zona ossea colpita in piccoli punti specifici.


E dopo aver lavorato ci siamo tutti concessi una pausa "culinaria";-)





E ancora:
U Vastuni” come arma, veniva utilizzato dai pastori quando si trovavano costretti a difendersi da animali selvatici, questi ultimi pericolo continuo per il bestiame e per gli stessi pastori.Nei duelli d’onore invece, la tirata poteva essere libera o regolata da alcune regole stabilite sul momento e da entrambi i duellanti.Quando si utilizzava il bastone il coinvolgimento del proprio corpo era inevitabile e quando si colpiva bisognava essere coordinati per imprimere forza e velocità.Anche su terreni sconnessi il movimento era armonioso, mentre la stabilità delle gambe diventava fondamentale per dare consistenza agli spostamenti continui e repentini.Il tiratore saltando, riusciva a spostarsi anche di alcuni metri, dando vita ad una sorta di danza, senza mai fermare il bastone.Per i nostri pastori, il Bastone non era altro che un potenziamento del proprio corpo.Non solo riusciva a prolungare le braccia, ma diventava anche un solidissimo punto d’appoggio, tanto da permettere al pastore di passare lunghissime giornate in piedi.Quindi il bastone dava potere al pastore, potere verso i nemici in generale ma anche verso il proprio padrone. I ricchi possedenti terrieri, apprendevano dai pastori le tecniche di difesa con il bastone (nel loro caso con il bastone da passeggio) concedendo in cambio più libertà di pascolo.Nel 1999 questa arte marziale è entrata a far parte dello C.S.E.N. ed oggi è praticata da uomini e donne. Forse è anche l’unica arte marziale in cui i due sessi possono combattere nella stessa categoria. 

                                      
                            

sabato 24 gennaio 2015

PENSARE A COSE "BIZZARRE" AIUTA A MEMORIZZARE!

AVETE MAI SENTITO PARLARE DI TECNICHE DI APPRENDIMENTO EFFICACE?
Alla base della memorizzazione vi sono le immagini mentali, poiché per circa l'80% il nostro cervello memorizza attraverso le immagini. Il punto ora è: come devono essere le immagini che creiamo nella nostra mente per risultare efficaci e memorizzabili in modo ottimale?

Gli mnemonisti mettono alla base delle tecniche di memoria un criterio generale che presiede ad ogni successiva strategia di memorizzazione. Ciascuno chiama questo criterio in modo diverso, chi #PAV, chi #EMAICE, ecc
Utilizziamo a questo proposito l'acronimo "PAV" che sta per  Paradosso - Azione - Vivido. Questo metodo serve  a rendere molto più "digeribili" per la nostra mente le immagini che creiamo e il nostro cervello pare possa riuscire a fissarle, e quindi a memorizzarle, con più facilità.
Spieghiamo meglio:
1) Per PARADOSSO intendiamo immagini il più possibile improbabili, strane, bizzarre, inusuali. Tutto ciò che è strano ci impressiona, smuove qualcosa nel nostro ambito emozionale. Pensiamo ad esempio ad immagini particolarmente comiche o splatter: ci restano vivide nella mente perché vanno a "stuzzicare" le nostre emozioni. Le emozioni stanno alla base dell'apprendimento e della motivazione: più ci appassiona ciò che studiamo più il successo nello studio è alla nostra portata.
Quindi immaginare per esempio non un semplice elefante, ma  un elefante enorme, grande almeno come un grattacielo. Non immaginerò una semplice casa, ma una casa gigantesca, la mia stessa casa, che ha tegole fatte di caramelle e l'intonaco di zucchero filato, dove si aprono le finestre al ritmo di un valzer che suona all'interno.
2) AZIONE. E' più facile memorizzare immagini statiche oppure immagini in movimento, concatenate in sequenza? Senza dubbio la seconda opzione: memorizziamo meglio immagini collegate tra loro, che hanno un senso e una loro logica (anche se bizzarra, non importa). 

3) VIVIDE. E' presto detto: le immagini devono essere il più possibile  "reali", vivide appunto. E' vivido ciò che è particolarmente intenso, evidente, chiaro, che non lascia dubbi rispetto alla sua identificazione.

Dicevamo all'inizio che un altro modo per chiamare le nostre immagini mentali è la sigla EMAICE; cambiano le parole ma il concetto non cambia:
ESAGERAZIONE: assegnare all'oggetto da memorizzare dimensioni, aspetti e proporzioni al di sopra della norma (vedi l'elefante enorme come un edificio).
MOVIMENTO: conferire dinamismo all'immagine, movimento, evitare la staticità (l' elefante in questione balla la macarena).
ASSOCIAZIONE INUSUALE: creare associazioni bizzarre, folli, senza un apparente nesso logico tra due o più elementi (l'elefante ha un cappello da marinaio e una tuta da meccanico).
COINVOLGIMENTO EMOTIVO: è bene usare immagini che siano per noi affettivamente significative, che richiamino nostri vissuti emozionali: se immagino la casa sarà la mia casa, se immagino un'automobile sarà la mia prima automobile a cui sono stato particolarmente affezionato. Sensazioni e sentimenti sono più vividi rispetto a cose, persone, animali che hanno avuto rilevanza emozionale per noi.
Ma cosa fare nel caso di parole astratte? E' facile immaginare ad esempio la parola TAVOLO, ma come posso immaginare la parola AMORE? FACCIAMO SUBITO UN ESEMPIO CONCRETO.

Dobbiamo creare un’immagine concreta per questa parola, utilizzando il P.A.V. Per farlo, divideremo la parola in due immagini concrete, e le assoceremo tra di loro. Ad esempio possiamo prendere AMO e RE. Per associarle con P.A.V. (Paradosso Azione Vivido), immaginiamo un gigantesco AMO che, anziché pescare pesci, tira su un ricchissimo RE con tanto di scettro e corona.




In questo modo abbiamo la totale certezza di ricordare AMORE. Facile vero?
Facciamo un altro esempio: proviamo con la parola SILENZIO. Che fare? Non posso immaginare cose che mi richiamano ad altro, come ad esempio una stanza vuota, perché ricorderei l'immagine STANZA e non SILENZIO, andando così completamente fuori strada.
E allora proviamo a spezzare la parola immaginando separatamente due immagini concrete che somiglino ai suoni delle parole "spezzate". SILENZIO = SILos + LENZa 
                    
Immaginiamo ora che questo enorme silos inizi a poco a poco a crollare, fino a distruggersi completamente e al centro delle macerie troviamo una lenza enorme, gigante, del tipo di quella in figura.
Nel caso di parole astratte più lunghe e complesse (es. Affermazione, complementarità, epesegetico), esse posso essere "spezzate" anche in 3 - 4 o più parti da collegare tra loro. Il procedimento che collega le singole parti è sempre lo stesso.

Adesso provate ad esercitarvi voi...e fateci sapere!

nb: qualora vogliate approfondire l'argomento vi consigliamo il testo di Matteo Salvo "il segreto di una memoria prodigiosa" .


(per saperne di più: http://www.matteosalvo.com/)
 

venerdì 16 gennaio 2015

Sant'agata sempre più social!

Approda su Android l'applicazione ufficiale per seguire la festa di Sant'Agata

Quest'anno la festa di Sant'Agata diventa più che mai interattiva. La storia della Patrona di Catania è antica si…ma sempre al passo coi tempi; si è dotata infatti di un'applicazione android ufficiale interamente dedicata alla sua storia, alla fede agatina ed ai luoghi di culto cari ai devoti.




L’annuncio è stato fatto in questi giorni da parte di Monsignor Barbaro Scionti che ha presentato alla stampa gli sviluppatori Gabriel Di Stefano, Alfio Grasso e Giorgio Vazzana. Tre giovani studenti della facoltà di ingegneria e convinti cattolici attivi presso la Basilica della Colleggiata.

La curiosa app presenta 4 sezioni e tre  sottocategorie: Audio, Video e Foto.

In Audio sono presenti tutte le musiche agatine con relativi testi, sarà possibile intonare gli inni sacri con l'accompagnamento delle note.

Nella categoria Videosono inseriti contenuti che permetteranno di conoscere aspetti particolari della Santa, oltre agli intramontabili filmati genuinamente religiosi.

Nella categoria Foto sarà possibile trovare sia foto storiche ricercate e inedite che immagini delle celebrazioni moderne.

Nella sezione Agat@,infine, sarà possibile trovare tutto ciò che riguarda S. Agata e la sua storia: i luoghi in cui, secondo la tradizione, la Santa subì il martirio, la descrizione del martirio stesso e la "Passio Agathae", ovvero il racconto in lingua latina della passione di Agata e relativa traduzione in lingua italiana.

"Siamo tutti devoti tutti?"...stay tune!